ASPETTO LEGISLATIVO

Dal 30/01 è in vigore il decreto attuativo della legge 94/2009 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” che prevede l’introduzione del contributo integrativo ai fini della richiesta di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno. Le domande presentate a Poste a partire dal 30/01/2012, dovranno prevedere anche il pagamento di tale contributo, laddove richiesto, nel rispetto della normativa vigente.

Le procedure di rilascio e di rinnovo dei permessi e delle carte di soggiorno, sono state promosse dal  Ministero dell’Interno in collaborazione con Poste Italiane e Anci.

Dall’11 aprile 2007, in adempimento a quanto sancito dal decreto legislativo 6 febbraio 2007, nr.30, recante Attuazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri”, cambiano le regole per l´ingresso e il soggiorno dei cittadini dell´Unione Europea e dei loro familiari.

I cittadini comunitari che intendano stabilirsi in Italia, o in un altro stato dell’Unione Europea, non hanno più l’obbligo di chiedere la carta di soggiorno ma, trascorsi tre mesi dall’ingresso, è necessario iscriversi all’anagrafe del comune di residenza; per i soggiorni inferiori a tre mesi non è più richiesta alcuna formalità.

Solo per i soggiorni di durata superiore a tre mesi, i familiari extracomunitari del cittadino comunitario devono chiedere la carta di soggiorno, presentando domanda presso Poste Italiane ovvero presso la Questura laddove la tipologia della richiesta non rientri tra quelle elencate nella Nuova procedura.

Rimane invariata la procedura per le richieste di rilascio e rinnovo dei permessi e delle carte di soggiorno per i cittadini extracomunitari.

I comuni e i patronati assicureranno a titolo gratuito e nell’ambito dei loro fini istituzionali un’ attività di informazione, consulenza ed assistenza allo straniero finalizzata alla corretta predisposizione delle istanze.

Nell’ area riservata dedicata agli stranieri è possibile verificare lo stato di avanzamento della pratica, mentre nell’ area riservata ai Comuni e ai Patronati è possibile compilare telematicamente la richiesta, che successivamente il cittadino straniero presenterà presso gli sportelli degli uffici postali abilitati all’accettazione di tali istanze.

 

LA NUOVA PROCEDURA

PER RICHIEDERE IL PERMESSO/CARTA DI SOGGIORNO

In virtù della convenzione stipulata tra il Ministero dell’Interno e Poste Italiane SPA, ai sensi dell’art. 39, comma 4 bis della Legge 16 gennaio 2003n. 3 , come modificato dall’art. 1 quinquies, della Legge 12 novembre 2004, n.271, le istanze di rilascio e rinnovo di permesso e carta di soggiorno per cittadini extracomunitari rientranti nelle seguenti tipologie dovranno essere presentate dall’interessato presso gli Uffici Postali abilitati  utilizzando l’apposito kit a banda gialla disponibile presso tutti gli uffici postali, i Patronati ed i Comuni abilitati. All’atto della presentazione della istanza, lo straniero dovrà provvedere al pagamento di € 30,00, così come stabilito con Decreto del Ministro dell’Interno del 12 ottobre 2005.

In conformità agli obblighi derivanti dal REG.CE n.1030 del 13 giugno 2002, che istituisce un modello uniforme di permesso di soggiorno, a decorrere dal 1° gennaio 2006 è previsto il rilascio del permesso di soggiorno elettronico, in sostituzione di quello cartaceo. Con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro dell’Interno, è fissato in € 27,50 il corrispettivo del rilascio del permesso di soggiorno elettronico. Il pagamento è effettuato tramite appositi bollettini di c/c postale premarcati, disponibili presso gli uffici postali abilitati alla ricezione delle istanze e pagabili presso qualunque ufficio postale.

Possono esser presentate presso gli Uffici Postali le richieste inerenti alle sotto riportate tipologie di permessi-carte di soggiorno:

Le istanze di richiesta di rilascio e rinnovo di tutte le altre tipologie di permesso-carta di soggiorno continueranno ad essere presentate presso gli Uffici Immigrazione delle Questure, competenti territorialmente.

Per la compilazione della modulistica lo straniero può farsi assistere, a titolo gratuito, da un Patronato della sua zona o da un Comune abilitato.

Al momento della presentazione dell’istanza allo sportello dell’ufficio postale abilitato, lo straniero verrà identificato con passaporto o altro documento equipollente.

L’istanza dovrà essere presentata in busta aperta e non potrà essere esaminata in caso di mancata sottoscrizione da parte dell’interessato;

L’operatore di Poste provvederà a consegnare la ricevuta della raccomandata che dovrà essere compilata dallo straniero in quel momento.
La ricevuta che verrà rilasciata allo straniero all’atto della presentazione della domanda, è dotata di requisiti di sicurezza e riporta i codici di accesso (Codice Assicurata e Codice Ologramma) all’ area riservata per conoscere lo stato di avanzamento della pratica.
In caso di richiesta di rinnovo del Permesso-Carta di soggiorno, è necessario inserire nella busta la fotocopia del permesso-carta di soggiorno da rinnovare o da aggiornare.

In caso di richiesta di rilascio/rinnovo del Permesso-Carta di soggiorno per cittadini extracomunitari, è necessario inserire nella busta una delle due ricevute di avvenuto pagamento del bollettino postale premarcato, di importo pari a €27,50, disponibile presso gli uffici postali “Sportello Amico” abilitati alla ricezione delle istanze.

Presentazione delle istanze

  • I kit a banda gialla per la richiesta di rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno possono essere ritirati presso tutti gli uffici postali, i Patronati ed i Comuni abilitati e presentati presso gli uffici postali abilitati.
  • Le istanze relative a richieste di rilascio/rinnovo di permesso/carta di soggiorno relative a tutte le altre tipologie non riportate nella tabella del link La Nuova Procedura continueranno ad essere presentate presso gli Uffici Immigrazione delle Questure.
  • Gli appositi bollettini di c/c postale premarcati da utilizzare per il pagamento del corrispettivo per richiesta di rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno su supporto elettronico, possono essere ritirati presso gli uffici postali abilitati alla ricezione delle istanze.

Informativa di carattere generale

Possono soggiornare in Italia, gli stranieri che hanno fatto regolare ingresso sul territorio dello Stato in quanto in possesso del passaporto o documento equipollente e del visto di ingresso, salvo i casi di esenzione previsti da accordi internazionali.

Il permesso di soggiorno deve essere richiesto al Questore della provincia ove lo straniero si trova entro otto giorni lavorativi dal suo ingresso.

Per i cittadini appartenenti ad uno stato membro dell’Unione Europea la presentazione delle istanze di carta di soggiorno presso gli uffici postali è facoltativa, potranno indifferentemente recarsi presso tali uffici o presso gli Uffici Immigrazione delle Questure.

Gli stranieri che hanno presentato istanza tramite gli uffici postali saranno convocati dall’Ufficio Immigrazione, tramite lettera raccomandata, per essere sottoposti ai rilievi fotodattiloscopici, nei casi previsti dalla normativa vigente, e per la consegna del permesso-carta di soggiorno.

In sede di prima convocazione dovranno produrre 4 fotografie formato tessera con fondo bianco, una delle quali sarà apposta sul permesso-carta di soggiorno.

La richiesta di carta di soggiorno per sé e i propri familiari deve essere presentata con un unico kit, che contenga il Modulo 1 e il Modulo 2 qualora il familiare percepisca un reddito, per ciascun componente il nucleo familiare per il quale si richiede la carta.

Il rinnovo del permesso di soggiorno è richiesto dallo straniero al Questore della provincia in cui dimora, nel termine di novanta giorni dalla scadenza, per i permessi di soggiorno per lavoro e famiglia di durata biennale, entro sessanta giorni per quelli per lavoro annuale, entro trenta giorni per le restanti tipologie di permesso di soggiorno.

La durata del permesso di soggiorno non rilasciato per motivi di lavoro e famiglia è quella prevista dal visto di ingresso. La durata non può comunque essere:

  1. superiore a tre mesi per affari e turismo;
  2. superiore ad un anno, in relazione alla frequenza di un corso per studio o per formazione. Il permesso è rinnovabile annualmente nel caso di corsi pluriennali;
  3. superiore a due anni per lavoro autonomo, per lavoro subordinato a tempo indeterminato o per ricongiungimento familiare.

Per la corretta compilazione manuale delle istanze per le quali è prevista la presentazione presso ufficio postale, consultare il fac-simile modulistica presente in home page.

Per la corretta compilazione manuale dell’ apposito bollettino di c/c postale premarcato da utilizzare per il pagamento del corrispettivo previsto per il rilascio del permesso di soggiorno su supporto elettronico, consultare il fac-simile modulistica presente in home page.

Per ricevere ausilio nella compilazione della istanza ci si può rivolgere ad un Comune abilitato od a un Patronato della propria zona. L’elenco è disponibile consultando il sito nella sezione Elenco Strutture presente in home page.

L’assistenza è gratuita

NOTE per la compilazione del modulo “MOD. 209 – Modulo 1 e Modulo 2

Importante: Scrivere in stampatello, con penna nera e rigorosamente all’interno degli appositi spazi;

  1. a) Riportare il dato come scritto sul passaporto o documento equipollente;
    b) Vedere la Provincia nella tabellaCodici Sigle Province
    c) Barrare la tipologia di interesse (es.X)
    d) Vedere nella tabellaCodici Motivi di Richiesta Permesso/Carta di Soggiorno il codice corrispondente alla tipologia del Permesso di Soggiorno;
    e) Indicare serie e numero del Permesso/Carta di Soggiorno in possesso o di riferimento;
    f) Compilare la sezione 2 solo dopo aver compilato interamente il Modulo 1, ilModulo 2 qualora si percepisca un reddito, e dopo aver fotocopiato in formato A4 tutti i documenti necessari per la tipologia richiesta.
    Nel caso non venga sottoscritta, l’istanza non verrà accettata allo sportello postale;
    g) Indicare il numero complessivo di fogli di cui consta l’istanza (moduli e fotocopie dei documenti);
    h) Indicare il numero complessivo dei figli dichiarati nella sezione 12 del Modulo 1;
    i) Indicare la lettera:
  • Aper Stato Libero,
  • Bper Coniugato/a;
  1. j) Inserire la lettera:
  • Fper Femmina,
  • Mper Maschio;
  1. k) Riportare il Codice Stato indicato nella tabellaCodici di Stato;
    l) Da compilare solo se il documento è diverso dal passaporto, vedi tabella Documenti Equipollenti al Passaporto;
    m) Vedere nella tabellaAutorità che rilasciano Documenti Equivalenti al Passaporto il codice corrispondente all’autorità che ha rilasciato documento diverso dal passaporto;
    n) Da compilare solo in caso di prima richiesta di Permesso/Carta di soggiorno. Riportare i dati scritti sul visto;
    o) La durata del titolo/documento di viaggio rinnovato non potrà essere superiore a quella del permesso di soggiorno;
    p) Campo facoltativo utile alla Questura per eventuali comunicazioni inerenti l’istanza;
    q) Se uguale al precedente non compilare;
    r) Indicare Nome e Cognome oppure la Denominazione Sociale della Società, Ente o Associazione presso la quale si vuole che alternativamente venga recapitata la raccomandata per la convocazione in Questura;
    s) Da compilare solo in caso di richiesta di rilascio di Carta di Soggiorno e conversione del permesso di soggiorno da altri motivi a famiglia
    t) Da compilare solo in caso di richiesta di Carta di Soggiorno
    u) I minori adottati, affidati, o sottoposti a tutela a carico del richiedente sono equiparati ai figli minori;
    v) Da compilare solo in caso di lavoro subordinato;
    w) Indicare la categoria professionale di appartenenza (ad esempio: medici, ambulanti, architetti, ecc);
    x) Deve essere compilato solo dagli stranieri assunti nell’anno in corso – allegare fotocopia delle ultime buste paga;
    y) Compilare solo per attività autonoma iniziata nell’anno in corso.

 

PROFUGHI:

A) SITUAZIONE ATTUALE DI POLITICA INTERNAZIONALE

 

Poco più di un anno fa, nel febbraio del 2011, iniziavano gli sbarchi a Lampedusa dei profughi provenienti prima dalla Tunisia, poi dalla Libia.

DUE MIGRAZIONI; DUE INTERVENTI

Si è trattato naturalmente di due fenomeni ben distinti: nel primo caso, una migrazione economica indotta dalla crisi dovuta al tracollo del turismo nella Tunisia meridionale, prima conseguenza della cosiddetta primavera araba; nel secondo caso, il riflesso della guerra civile in Libia con lavoratori africani usati dal regime di Gheddafi come arma di pressione verso l’Europa.
Le autorità italiane hanno infatti gestito i due fenomeni con modalità diverse: nel primo caso si è fatto ricorso all’articolo 20 del Testo unico sull’immigrazione, ovvero la possibilità di adottare “misure di protezione temporanea per rilevanti esigenze umanitarie, in occasione di conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in Paesi non appartenenti all’Unione Europea”.
Nel secondo caso, fallita la richiesta all’Europa di adottare la protezione temporanea, in caso di massiccio afflusso di sfollati) è stato “consigliato” ai profughi (in gran parte lavoratori sub- sahariani) di fare ricorso alla domanda di asilo.
Gli accordi del 30 marzo e del 6 aprile 2011 con Regioni e Anci avevano definito la regia della Protezione civile, la quale per tutta la primavera e l’estate successiva aveva provveduto a smistare quasi trentamila persone nelle varie strutture (in taluni casi anche alberghi) sparsi per il territorio nazionale.
Come sempre accade, dopo un primo clamore spentosi con le elezioni amministrative di maggio, i media si sono dimenticati della vicenda e dei profughi si trova ormai traccia solo sui siti internet specializzati in immigrazione, o per qualche articolo di colore sulla stampa locale: qualche amministratore ad esempio si è ricordato di loro a proposito dell’emergenza neve.
Non è facile tracciare un bilancio della gestione di questa esperienza: sul piano strettamente logistico il lavoro della Protezione civile ha funzionato. Era necessario distribuire i profughi su tutto il territorio nazionale, per decongestionare Lampedusa, ma anche altre strutture, come Mineo in Sicilia. Tenendo conto che molti amministratori (non solo leghisti) avrebbero evitato volentieri questa incombenza, l’opera di ripartizione tra le Regioni e gli enti locali ha risposto a criteri oggettivi (quelli demografici) ed è stata compiuta con imparzialità, sono coinvolti circa 900 comuni.
Meno positiva la fase della cosiddetta accoglienza. Non sempre le cabine di regia locali (dove istituite) sono riuscite a districarsi tra le competenze di Protezione civile, Regioni ed enti locali, prefetture e questure.
In alcune realtà, c’è stato uno sforzo reale di integrazione con attivazione di mediatori culturali, corsi di lingua italiana, esempi di lavoro volontario di pubblica utilità, incontri con la cittadinanza. Ma nella maggior parte dei casi tutto questo è mancato e ci si è limitati a una pura accoglienza alberghiera (anche quando si è trattato di strutture pubbliche o del privato sociale), che in taluni casi ha prodotto anche episodi di ordine pubblico.
Infine l’aspetto economico, tutt’altro che secondario. Fin dall’inizio fu fissata una diaria giornaliera di 40/46 euro, superiore a quella del sistema ordinario di accoglienza dei richiedenti asilo (sistema Sprar) di 35/40 euro . Il sistema di convenzioni con gli enti gestori e soprattutto il noleggio delle navi hanno inciso notevolmente.
La Protezione civile ha quindi stimato i costi per il 2011 in circa 700 milioni di euro, che però sono destinati ad aumentare notevolmente nel 2012 considerando dodici mesi complessivi di ospitalità (nel 2011 sono stati mediamente sette) e saranno finanziati con l’aumento delle accise sui carburanti.
Si pone il problema di cosa fare ora.

IN CERCA DI UNA SOLUZIONE COLLETTIVA

Per un curioso contrappasso, un anno dopo i tre governi di Italia, Libia e Tunisia sono tutti cambiati e sono i loro successori a dover gestire la scomoda eredità, in attesa di sapere se con la bella stagione riprenderanno, in un contesto completamente cambiato, nuovi “viaggi della speranza” nel Mediterraneo.
Naturalmente il problema si pone soprattutto per il governo Monti, visto che nelle varie strutture predisposte dalla Protezione civile in accordo con le Regioni e i comuni, ci sono ancora quasi 22mila persone: quasi tutte di provenienza libica, poiché i tunisini se ne sono ormai andati alla spicciolata e nessuno potrebbe nemmeno dire quanti di loro sono ancora in Italia.
A distanza di quasi un anno cominciano ora a filtrare i primi dati dalle prefetture: i dinieghi (cioè coloro che si vedono negato il diritto di asilo) sono oltre il 70 per cento del totale ed è un dato che non deve destare sorpresa, anzi era ampiamente prevedibile fin dall’inizio, da quando si era appreso che le nazionalità dei profughi erano quelle dei vari paesi sub sahariani (ma anche Pakistan e Bangladesh) che avevano fornito alla Libia negli ultimi dieci anni, manodopera nei settori più disparati. dall’estrazione petrolifera all’edilizia.
Si tratta quindi di lavoratori nigeriani, maliani, senegalesi e di altre nazionalità, in fuga da una guerra non loro o costretti dalla polizia di Gheddafi a salire su imbarcazioni di fortuna (molti sono periti in mare). Solo una piccola minoranza proviene da paesi come Eritrea e Somalia per i quali la domanda di asilo ha forti possibilità di essere accolta, o da paesi come Etiopia e Sudan per i quali ci sono forme di protezione umanitaria e sussidiaria.
In ogni caso, non è possibile generalizzare, poiché la domanda di asilo è un diritto individuale e individuali saranno le risposte delle commissioni territoriali.
In questo scenario l’associazione “Melting Pot”, attraverso il proprio sito internet, ha lanciato in dicembre la proposta di una raccolta di firme, per indurre il governo italiano a riconoscere anche alle persone provenienti dalla Libia, la protezione temporanea prevista dall’articolo 20. In poche settimane sono state raccolte centinaia di firme tra le quali spiccano quelle del presidente della Regione Puglia e del sindaco di Napoli, ma anche di numerosi esponenti del Partito democratico.
È una proposta che si può considerare di buon senso, ma con qualche doverosa precisazione.
Non si tratta tanto di “obbligare lo Stato italiano ad accoglienza e protezione a prescindere dal parere delle Commissioni territoriali asilo”, quanto di preparare le condizioni per una soluzione collettiva e non individuale, per favorire un’intesa Italia-Libia con diversi esiti possibili, senza escludere rimpatri assistiti.
È possibile che di questi ventimila lavoratori la Libia abbia di nuovo bisogno in futuro, ad esempio nelle opere di ricostruzione. Sappiamo che la situazione nel paese è tutt’altro che stabilizzata e le nuove autorità hanno bisogno di tempo.
Non sarebbe tuttavia giustificato riconoscere loro un trattamento di miglior favore, rispetto a casi analoghi (magari solo per il clamore mediatico legato alla loro vicenda).
Quanti lavoratori africani, in Italia da molto tempo e con famiglia a carico, hanno perso il lavoro nel 2011, e ora rischiano di perdere il permesso di soggiorno ?
Ci sono due pericoli da evitare: quello di un’ondata di ricorsi ai dinieghi, che si potrebbero avvalere del “gratuito patrocinio” per contrastare i provvedimenti di espulsione. Sarebbe una prassi discutibile. Ma anche il pericolo di una caduta nell’irregolarità, visto che almeno tremila persone che si sono viste respingere la domanda di asilo, non hanno presentato alcun ricorso.
Ecco quindi che il nuovo governo italiano (privo dopo tanti anni di una forte componente xenofoba) potrebbe cercare di affrontare la situazione che ha ereditato, con pragmatismo e rispetto della normativa, con permessi di tipo umanitario, ad esempio fino al dicembre 2012.
Una scelta di attesa passiva prolungherebbe invece l’emergenza anche per tutto il 2013.
Meglio muoversi nel pieno rispetto dei diritti umani, ma anche evitando furbizie e ipocrisie.

b) ASPETTO CONTRIBUTIVO

Vuoi per la crisi, vuoi per una legge sull’immigrazione restrittiva, non sono pochi i lavoratori stranieri che abbandonano l’Italia per tornare nel loro paese natale. Ma che succede ai contributi versati all’Inps? Se esistono accordi bilaterali tra il nostro e lo Stato di origine, il lavoratore non li perde e a sessantacinque anni ha diritto a richiedere il trattamento dovuto. Un diritto di cui non è sempre a conoscenza. Se poi le intese non ci sono, lo straniero perde tutti i contributi versati, che rimangono nelle casse Inps. Per essere redistribuiti tra i lavoratori italiani.

Negli ultimi tempi è iniziato un nuovo fenomeno che riguarda gli stranieri che da anni vivono in Italia: per motivi legati alla crisi economica e a una legge sull’immigrazione restrittiva, molti di loro cominciano a tornare nei loro paesi d’origine. Si tratta di migliaia di persone che lavoravano in Italia e erano iscritte regolarmente all’Inps. Viene quindi spontaneo chiedersi: ora che queste persone fanno ritorno nel proprio Paese, che fine faranno i contributi da loro versati nelle casse dell’ente statale?

PENSIONI ITALIANE CON IL CONTRIBUTO DEGLI IMMIGRATI

Forse conviene fare pochi passi alla volta, partendo innanzitutto dalla situazione pensionistica italiana con dati relativi al 2009.
Nonostante la spesa pensionistica sia aumentata, la gestione finanziaria di competenza ha comunque evidenziato un saldo attivo di 7.961 milioni di euro, quale differenza tra 276.643 milioni di entrate I e 268.682 milioni di euro di uscite. (1) Questo è dovuto soprattutto a determinati elementi che hanno influito sulle entrate, portando a un loro consistente aumento: sicuramente una più dura lotta all’evasione ha dato i suoi frutti, ma la maggior parte dei nuovi introiti è riconducibile ai flussi di lavoratori immigrati, che versano contributi nelle casse dell’Inps e diventano così una nuova risorsa per il nostro paese.
Nonostante la crisi economica del 2008, l’immigrazione non è rallentata: alla fine dello stesso anno i residenti di origine straniera erano 3.891.295 e, contando anche le presenze regolari non ancora registrate, si arriva a circa 4.330.000 persone, cioè il 7,2 per cento dell’intera popolazione italiana.
All’inizio del 2009 i lavoratori extracomunitari assicurati all’Inps, con almeno un versamento contributivo entro l’anno, erano 1.569.396, che complessivamente hanno versato contributi per un importo totale di 6.260,8 milioni di euro, pari a circa il 4,2 per cento delle entrate contributive totali versate nelle casse dell’Istituto, a cui andranno poi aggiunti i contributi versati dai prestatori di lavoro domestico come badanti e colf, regolarizzati nell’estate del 2009.
Sul lato delle spese troviamo invece il pagamento di 294.025 trattamenti pensionistici erogati a persone nate all’estero, per un totale di circa 2.500 milioni di cui 212 pagati all’estero. Già da queste cifre notiamo il notevole apporto portato dall’immigrazione rispetto all’equilibrio finanziario del sistema previdenziale.
Il punto centrale della discussione, però, è capire cosa succede quando una persona straniera, dopo anni di lavoro e di relativi contributi pagati in Italia, decide o si trova costretto a tornare nel proprio paese.

Nel caso in cui il paese natale in cui l’immigrato fa ritorno abbia stipulato accordi bilaterali con l’Italia, la persona non perde i contributi versati, ma, all’età di sessantacinque anni, ha diritto a richiedere il trattamento dovuto; questa è la norma generale, ma spesso l’immigrato non è a conoscenza dei propri diritti riguardo alla pensione e di conseguenza non ne fa richiesta. Invece, nel caso in cui non siano presenti accordi tra i due Stati, lo straniero perderebbe tutti i contributi versati che rimarrebbero nelle casse Inps e che verranno poi redistribuiti sotto forma di trattamenti pensionistici ai cittadini italiani.

Questo favorisce la sostenibilità di lungo periodo, generando però un’inedita redistribuzione delle risorse che occorre mettere in luce.

(1) Tutti i dati sono ripresi dal Rapporto annuale Inps – 2009

 

Documentazione Aggiuntiva

Lingue

itafsqarhyazeubebgcazh-CNzh-TWhrcsdanlenettlfifrglkadeelhtiwhihuisidgajakolvltmkmsmtnofaplptrorusrskslessvthtrukvicyyi

Contatti

Indirizzo:

Via Riviera di Chiaia, 242

80122, Napoli, Italia

Telefono:

+39 081 245 1074

Fax:

+39 081 245 1074

Social

  

 
         

 

 
         
   

Newsletter

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione.