Questi dati vengono dal rapporto di Eures che segnala pure come, per effetto della crisi economica, le donne uccise molto spesso sono delle mamme, infatti la percentuale di casi di femminicidio avviene all’interno del contesto familiare per questioni di danaro e spesso a nulla è valso le denunciate violenze subite ed oggigiorno le madri uccise superano il 19%. Tra i moventi quello passionale è quello più frequente e cioè l’uomo reagisce dinanzi alla reazione della donna di interrompere il legame.

Per la continua crescita delle donne ammazzate per tutto il 2014 ci viene spontaneo porre l’attenzione sulle cause che stanno generando e anzi sviluppando una così grande ed atroce violenza.

Ad una prima considerazione obiettiva è da constatare che alla violenza dell’uomo sulla donna il legislatore necessariamente ha risposto con leggi per arginare tale sconvolgente fenomeno.  Così:

 

Il 4 aprile 2001 è stata promanata la legge n. 154 relativa alle misure contro la violenza familiare. La violenza in famiglia è stata per lungo tempo un fenomeno nascosto, sommerso e poco visibile. Le donne avevano paura a denunciare il coniuge o familiare violento in nome di un’antica cultura per la quale l’unità del nucleo familiare deve essere comunque preservata e per il permanere della dipendenza economica delle donne dagli uomini.

Più determinante in tema di violenza risulta la legge del 23 aprile 2009 n. 38 relativo alle “Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori”

Il primo disegno di legge presentato in Parlamento sullo stalking è del 2004 ma bisogna aspettare il 2009 perché l’Italia si allinei con gli atri Paesi europei e con le normative antistalking; il termine, stalking, è mutuato da to stalk: “dare la caccia, fare la posta” ed il reato stigmatizza le violenze  e le molestie continuative.                

Il 15 ottobre 2013 il Senato ha convertito in legge (L. 119/2013) il decreto legge n° 93 del 14.08.2013 recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e contrasto della violenza di genere.

Appare opportuno a questo punto evidenziare le note peculiari sulla violenza di genere espresse nella novella legge. Queste si caratterizzano in: pene più severe; arresto obbligatorio in flagranza; allontanamento del coniuge violento da casa; querela irrevocabile; corsia giudiziaria preferenziale; patrocinio gratuito per chi è vittima di stalking; permesso di soggiorno alle vittime straniere; informazione alle vittime di violenza sull’iter giudiziario.

Il Decreto Legge, anche se positivo nel suo insieme attraverso un inasprimento delle pene e anche nella possibilità dell’allontanamento da casa del coniuge violento, risulta, però, lacunoso e certamente non viene a risolvere gli aspetti fondamentali del problema della violenza sulle donne.

Indubbiamente il Governo, anziché adottare provvedimenti vari, per attaccare a fondo la questione, dovrebbe avere un vero Ministero delle Pari Opportunità, cosa che ci saremmo aspettate con l’attuale governo Renzi, che in effetti a tutt’oggi ha disatteso tali aspettative, ma su cui rimaniamo fiduciose per il futuro.

Ci corre l’obbligo, relativamente alla violenza alle donne,  prendere in considerazione donne che si trovano in carcere non per propria scelta ma perché mogli di delinquenti abituali che, venendo a mancare per morte, si sono trovate costrette a continuare l’attività delinquenziale del consorte per sopravvivere insieme ai propri figli: in queste situazioni lo Stato dovrebbe venire incontro a tali donne con sussidi economici in modo che le stesse, per sopravvivere e non certo per propria volontà delinquenziale, non siano costrette ad azioni criminose.

Ma tutti i provvedimenti legislativi tesi a porre un argine al femminicidio a tutt’oggi  non sono stati soddisfacenti visto che il fenomeno sta largamente aumentando. Ci ritorna quindi spontaneo il chiederci le cause che stanno generando tale femminicidio.

Una prima riflessione deve essere fatta sulla mancanza di un’educazione alla parità, visto che oggi giorno il concetto di parità l’uomo l’ha dovuto subire quasi energicamente, subitaneamente, mentre invece occorreva fare un’educazione sulla parità  educazione che deve essere necessariamente sentita e non imposta, educazione che va quindi fatta fin dalle prime classi dei bambini attraverso modi comportamentali tra i due sessi, con letture di fiabe, comportamenti paritetici e così via. Si sta creando invece quasi una discriminazione tra i due sessi: il buono ed il cattivo, il buono, l’appartenenza donna, il cattivo l’appartenenza uomo, cosa che non è nella realtà. Molto spesso gli uomini, mariti o fidanzati o conviventi, vengono soggiogati da atteggiamenti femminili anticonformisti estremamente liberi, di qui diversificate conseguenze ed effetti in connessione al carattere e alla cultura dell’uomo che può sfociare in violenza materiale o in violenza psicologica contro la donna, violenza che comunque molto spesso è l’effetto di un nuovo atteggiamento femminile un pò troppo libero.

Una seconda riflessione è data dall’attuale situazione di grave disagio economico che incide enormemente nel contesto familiare e di qui il fenomeno, come si è detto poc’anzi, di matricidio.

 Una terza riflessione ci viene data dalla globalizzazione che incide negativamente sulle tradizioni, sui costumi di persone dimoranti in Italia di altre culture e modi di agire, molto spesso violenti e senza scrupoli e ciò sia per donne che uomini facili ad accoppiarsi con persone Italiane già sposate e/o impegnate sentimentalmente.

Alcune soluzioni per arginare il fenomeno femminicidio:

  • i vari Ministeri dovrebbero creare dei posti riservati a donne (che già lavorano nei diversi settori) oggetto di violenze, in modo da trasferire le stesse coi rispettivi figli in un altro posto d’Italia lontano dal marito o dal convivente;
  • si dovrebbero predisporre per le donne apposite abitazioni per i relativi trasferimenti;
  • destinare beni confiscati a luoghi di ritrovo per discussioni e confronti
  • la Chiesa in uno spirito di carità dovrebbe mettere a disposizione dei beni ecclesiastici, abbandonati e magari ristrutturati a spese dello Stato per la tutela della donna e dei figli.

Quanto sopra previa denuncia fatta dalla stessa presso le Autorità di Polizia competenti.

Un’ultima soluzione, fatta oggetto di un ciclo di conferenze, dalla sottoscritta organizzate ed iniziate, dal titolo “Donna e Diritto”, è costituita da una rete femminile con l’inserimento di donne giuriste esperte nei vari settori come avvocato del lavoro, matrimonialista, tributarista, penalista …… e da tante donne di qualsiasi cultura e provenienza pronte a chiedere ed ad avere risposte in tempi reali, attraverso delle newsletter,  ai loro problemi in un continuo raffronto, confronto, consigli ….. tale da rendere la donna più forte, più sicura nel sapersi giuridicamente muovere e quindi meno oggetto di violenze.

 

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